Set. 2022 – Il suo nome significa “miracolo dei popoli” o “segno per i popoli” come si legge nel profeta Isaia (Is 11,10). A Nes Ammim, villaggio di origini cristiane nel nord di Israele, il dialogo e la convivenza tra persone di popoli, fedi, religioni e culture diverse è di casa.
Una location ideale per ospitare l’iniziativa del Movimento dei Focolari che dal 16 al 18 settembre scorsi ha riunito circa 150 persone di diverse fedi e culture, per riflettere e fare esperienza del “prendersi cura”.
CLAUDIO MAINA, Movimento dei Focolari – “Con la pandemia e dopo la pandemia, il tema della cura è presente nel Movimento dei Focolari. Sta nascendo una vera e propria campagna di sensibilizzazione su questo tema”.
Il tema guida di questi giorni è “Dare to care” – “Osare prendersi cura”. Non solo un titolo:
CLAUDIO MAINA, Movimento dei Focolari – “Noi siamo profondamente convinti che è uno stile di vita quello di prendersi cura degli altri. Ci vuole coraggio! Bisogna osare, perché si tratta di uscire dai propri schemi, di uscire dalla propria zona di conforto, per guardare oltre”.
Momenti di riflessione, ma anche spazi di convivialità e condivisione, laboratori, giochi, attività per i bambini, tempo per un po’ di relax, la possibilità di conoscere e partecipare delle diverse tradizioni religiose. L’inizio dello shabbat è stato vissuto con particolare intensità.
Sr. DELPHINE SEEGOOLAM, Chemin Neuf – “È importante conoscersi gli uni gli altri: cosa gli altri credono, chi sono, qual è la loro cultura. In questo modo tutte le nostre barriere cadono e possiamo vivere come fratelli e sorelle”.
“It’s important to know each other’s: what the other believes, who he is, what is its culture, so that all our barriers can crumble down and we can live like brothers and sisters”.
Tra i momenti più attesi, la tavola rotonda con tre relatori di diverse religioni – cristiani, ebrei e musulmani – sulla costruzione di relazioni autentiche, con se stessi, con gli altri, ma anche nella società in cui viviamo e nei confronti dell’ambiente.
La necessità di ogni uomo di essere in rapporto con l’altro, l’importanza di conoscere la propria identità, l’educazione al dialogo, a partire dai leader religiosi, la spinta a uscire dai propri schemi: sono tutti temi affrontati dai relatori e approfonditi in assemblea e nei vari workshop.
Prof. KHALED FURANI, Università di Tel Aviv – “Perché sono qui? Per cosa sto vivendo? Se continuiamo a porci queste domande, forse potremmo sfidare ciò che ci fa sentire a nostro agio e uscire a esplorare nuovi modi in cui arricchire la nostra vita e quella di chi è intorno a noi”.
“Why I am here? What am I living for? By sampling continue to ask this question perhaps we could dare to face what it is just comfortable for us and go out of our way to explore ways in which we enrich our lives but enrich also the lives of those around us”.
SHIRA LEVINE, Rabbi – Kibbutz Hanaton – “Molti dei miei amici hanno scelto di non credere in Dio. Ok, ognuno può credere in quel che vuole – nell’umanità, in se stessi, va bene. Io credo in Dio e nelle persone, e ho scoperto che ho molto in comune con chi ha una fede. A volte riusciamo a capirci meglio rispetto alle persone che scelgono di non credere”.
“Many of my friends chose not to be religious at all. It’s ok, everyone believes in whatever they believe – in the mankind and in themselves, ok. But I believe, I believe in God and I believe in people, and I found that I have a lot in common with people who believe. Sometimes we understand each other’s better than people who choose not to believe”.
Le varie proposte e i momenti liberi, sono stati l’occasione di toccare con mano questa possibilità di interessarsi agli altri ed essere arricchiti dalla loro presenza.
TALAT SHATROUBI, Fureidis – “Il tema di questi giorni mi dà la forza di essere una persona che può aiutare e fare qualcosa di buono per la propria comunità”.
“The subject they do in the three days gives me energy to be a person who can help and who can do good things to our community”.
CHIARA PEZZULICH, Haifa – “È stata una bella esperienza, di convivenza, di amicizia, di incontro: significativa per la vita!”
Spazi e momenti come questo evento del Movimento dei Focolari sono la testimonianza che l’unità desiderata è possibile se tutti si assumono il rischio di “osare prendersi cura”.
SHIRA LEVINE, Rabbi – Kibbutz Hanaton – “Sono molto contenta. È veramente un miracolo che tutte queste persone si riuniscano insieme, è un miracolo che tutti gli ‘ammim’ (popoli) si riuniscano”.
Original post published in cmc-terrasanta.org